In caso di disturbo agli occhi non ben identificato che stenta a guarire, come il gonfiore palpebrale, oppure altri disturbi etichettati come un’alterazione della lacrimazione o una congiuntivite allergica, potremmo trovarci di fronte alla blefarite cronica.
Si tratta di una malattia fortemente trascurata che prevede un’infiammazione al bordo libero delle palpebre ed in genere si presenta in forma bilaterale.
Talvolta tale infiammazione, che può comportare un gonfiore palpebrale, può interessare anche solo un occhio, ragion per cui non sempre risulta facile da individuare.
Se le forme acute si presentano con segni e sintomi abbastanza caratteristici, quelle croniche si manifestano con un quadro più sfumato, divenendo in questo modo più difficili da riconoscere. Infatti, chi ne soffre spesso passa da un medico all’altro per cercare di trovare un nome e una soluzione al suo problema. Purtroppo, pur essendo un disturbo abbastanza comune, può capitare che non gli venga data la dovuta attenzione.
Dal gonfiore palpebrale all’arrossamento oculare: sintomi della blefarite
La blefarite nasce dall’ingorgo delle ghiandole di Meibomio che sono collocate sul bordo palpebrale sia inferiore sia superiore e sono deputate alla secrezione della componente lipidica (grassa) delle lacrime.
Questo materiale oleoso costituisce lo strato più esterno delle lacrime, proteggendole dalla rapida evaporazione. La blefarite spesso viene associata a malattie dermatologiche quali la dermatite seborroica e l’acne rosacea. I sintomi sono molto aspecifici, motivo per cui la diagnosi è appannaggio dell’oculista.
Tra le principali manifestazioni rientrano il gonfiore palpebrale, la lacrimazione, l’arrossamento oculare, il fastidio alla luce (fotofobia). Rientrano fra i segnali anche l’ammiccamento compulsivo, il bruciore e la sensazione di corpo estraneo. In alcuni casi intervengono anche prurito e ciglia sporche e crostose.
Gonfiore palpebrale e blefarite: come intervenire
Attualmente possiamo contare su semplici e innovative terapie per combattere il gonfiore palpebrale e quindi la blefarite. Il primo accorgimento da prendere in considerazione consiste nel rimuovere le scagliette e i detriti, facendo una sorta di mini-shampoo nell’aerea delle ciglia.
Per dilatare i pori delle ghiandole di Meibomio e rendere meno denso il materiale lipidico, sono invece necessari impacchi caldo-umidi. Il passo successivo consiste nel ricorso a lacrime artificiali per stabilizzare il film lacrimale. Per modulare l’azione delle citochine coinvolte nell’infiammazione, che possono alterare la cornea con sintomi quali bruciore, sensazione di corpi estranei ecc., è utile usare colliri a base di cortisone a basso dosaggio.
In alcuni casi può essere indicato il ricordo a pomate antibiotiche, in quanto la blefarite può venire associata ad una crescita di batteri (stafilococchi). Tuttavia, se si prendono tutti gli accorgimenti appena descritti, nella maggior parte dei casi, si riesce a curare questa infiammazione fastidiosa.