Si tratta di Test Genetici che analizzano:
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Il DNA del Paziente e la Sua predisposizione alla malattia Padronale
- Il DNA dei batteri presenti nel Cavo Orale del Paziente per Vedere se si tratta di specie associate a particolare virulenza della infezione gengivale
(1) Quali sono i pazienti per i quali è indicato il “Test del DNA del Paziente”?
L’ereditarietà ha un ruolo importante in più del 50% dei pazienti affetti da malattia parodontale. I fattori ereditari interessati sono difetti minori della risposta immunitaria che solitamente si esprimono con una sintesi eccessiva – o non controllata – di citochine pro-infiammatorie. Circostanza che conduce ad una più rapida – o più massiva – distruzione di tessuto parodontale quando il solco gengivale è esposto a infezione di batteri parodonto-patogeni. Il ché significa che il paziente “geneticamente suscettibile” svilupperà una patologia parodontale più facilmente e più avanzata. L’analisi del DNA consente di conoscere la presenza di polimorfismi (variazioni genetiche) associati alla gravità della patologia parodontale che comportano iperproduzione di citochine “bianche” (interleuchine gruppo 1alfa o 1beta) o un deficit dell’antagonista del recettore dell’interleuchina.
A)- Pazienti con evidenza clinica di patologia parodontale
Per questi pazienti la positività al test è considerato come un fattore di gravità della malattia, conseguenza di una risposta infiammatoria “eccessiva” per iperproduzione di citochine. Il paziente suscettibile deve essere reso consapevole che questa caratteristica genetica richiede la sua massima collaborazione (igiene domiciliare, puntualità nei controlli) ed il clinico valuterà un protocollo di cura che tenga conto della suscettibilità del paziente, particolarmente nei casi in cui l’infezione sia sostenuta da patogeni particolarmente aggressivi.
B)- Pazienti candidati alla riabilitazione con impianti
L’ identificazione dei geni che controllano o modificano aspetti della risposta immunitaria può fornire un metodo di individuazione dei pazienti con rischio elevato di peri-implantite. Gli elevati livelli di citochine del gruppo IL-1 presenti nel fluido crevicolare attorno a impianti con infezione sembrano giocare un ruolo importante nella patogenesi e nella severità della peri-implantite. E’ peraltro indubbio valutare che una riabilitazione con impianti è un intervento complesso e costoso, e la peri-implantite un evento indesiderato che ne può determinare il fallimento. L’esecuzione del Test – prima della inserzione degli impianti – è quindi una tutela per tutti i pazienti. Nel caso che il paziente candidato agli impianti sia (o sia stato) parodontopatico, o abbia una familiarità di malattia parodontale, l’ omissione del test potrebbe, nel futuro prossimo, essere origine di contenzioso.
C)- Pazienti senza evidenza clinica di patologia parodontale, ma con familiarità di malattia parodontale.
Il test serve a conoscere se il paziente ha ereditato, fra l’altro, anche la suscettibilità alla malattia. In caso di positività al test, il clinico valuterà opportuni piani di controllo dello stato parodontale e motiverà il paziente alla migliore igiene, nella consapevolezza del rischio che una infezione del solco gengivale può essere l’origine di una patologia parodontale grave.
(2) Quali sono i Pazienti per i quali è indicato il “Test del DNA dei Batteri”?
Il test su DNA batterico è consigliabile per tutti i pazienti con patologia parodontale in atto, specialmente in presenza di TASCHE PARODONTALI. Dal materiale biologico presente nelle tasche gengivali è possibile determinare la presenza dei seguenti GERMI:
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Actinobacillus actinomycetemcomitans – Non è normalmente presente in bocche sane e possiede molteplici fattori di virulenza (leucotossine) ed è spesso associato alla parodontite giovanile localizzata. Può essere trasmesso dai genitori ai figli.
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Porphyromonas gingivalis (PG) – Non presente in bocche sane, possiede molteplici fattori di virulenza ed è generalmente associato alla parodontite cronica. Può essere trasmesso dai genitori ai figli, ed in minor misura fra partner.
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Prevotella intermedia (PI) – Occasionalmente causa di alitosi, è associato anche con la gengivite ulcero-necrotica.
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Tannerella forcythensis (già detto Bacteroides forsythus) (TF) – Strettamente anaerobio, è considerato uno dei principali patogeni parodontali per la sua attività proteolitica. E’ generalmente associato con la parodontite refrattaria.
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Treponema denticola (TD) – Dubbia la sua sensibilità in vivo agli antibiotici. Fortemente proteolitico, è invasivo delle cellule epiteliali ove può costituire una fonte endogena di re-infezione. Una sua prevalenza può rappresentare un problema nella gestione terapeutica della patologia.
Dalle brevi note qui riportate sui patogeni rilevabili appare come conoscerne la presenza e la quantità possa contribuire a perfezionare la diagnosi e la terapia. Anche se le manifestazioni cliniche (presenza di tasche etc.) sono le stesse il processo patogenetico può essere diverso. Per fare un esempio, un paziente trattato con terapia aggiuntiva antibiotica mirata risponderà favorevolmente alla terapia se il germe prevalente è sensibile all’antibiotico utilizzato: all’opposto la terapia antibiotica è inutile se il batterio non è sensibile. E non tutti i parodonto-patogeni sono sensibili agli stessi antibiotici.
CONSEGUENZE PRATICHE
Come già accennato se i tests dovessero essere positivi, avremmo una prognosi della gravità della malattia o sulla sua evoluzione o, estremamente interessante, potremmo avere in soggetti giovani con ereditarietà e test positivi, un notevole cambiamento dei comportamenti igienici conseguente alla consapevolezza della predisposizioe, che potrebbe EVITARE la malattia in età più matura. Cambiamenti di abitudini, consapevolezza, terapie molto più mirate, passaggio a terapia antibiotica se efficace, etc.
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