REGIME ALIMENTARE E DIETA: QUALI DIFFERENZE?

Se pronuncio la parola “dieta”, a tutti viene subito in mente la dieta per dimagrire, ossia una restrizione alimentare o comunque l’obbligo di rinunciare a qualche cibo o di ridurre drasticamente la quantità. 

Esistono tante diete per perdere peso rapidamente, ma causano infiammazione generale. in questo caso, comunque, la dieta è temporanea e si fa solo in casi particolari;

Una volta eliminato il peso in eccesso, devo poi imparare a mangiare in modo corretto, ossia ad avere un “regime alimentare”, che è antinfiammatorio. Qui il concetto da seguire è quello che in origine, in greco, significava la parola “dieta”, δίαιτα (diaita), abitudine, modo di vivere. il vero significato della parola, sottolinea la continuità: la maggior parte dei giorni della settimana mangerò così. La scienza ci dice che, per restare in buona salute o recuperare la salute, è essenziale non avere una situazione di infiammazione generale cronica anche di basso grado, perché altera la funzione del nostro sistema immunitario e quindi fa ammalare o comunque avere molti disturbi. nel “regime alimentare” si considerano tipo di cibo e quantità, ma anche come lo abbiniamo e in che momento della giornata lo mangiamo. vi ricordo che il nostro organismo cambia durante la giornata e cambia come assorbe e metabolizza le sostanze nutritive.

Quali alimenti è meglio mangiare al mattino per il corretto regime alimentare?

I carboidrati mangiati al mattino fanno bene, ma la sera diventano dannosi.  Il medico, per stabilire un regime alimentare adeguato perla persona, deve considerare lo stato di salute della persona, cioè la presenza di infiammazione cronica aspecifica e la gravità di questo stato infiammatorio. Per valutarlo, esistono specifici test non invasivi, rapidi e indolori (PPg stress flow, bia-aCC, tom eex). Perché bisogna fare questi test? Perché lo stesso cibo ha impatto diverso a seconda di come sta chi lo assume.

Poi il medico deciderà l’alimentazione adatta, valutando per l’assunzione del cibo queste caratteristiche: quanto (le quantità), cosa (il tipo di cibo e i modi di cottura), come (gli abbinamenti), quando (le ore della giornata in cui mangiarlo). A livello scientifico, per combattere lo stato infiammatorio cronico, sono validate solo tre diete: la scandinava, la okinawa (giapponese) e la Mediterranea.

Ovviamente, si sceglierà in base ai gusti e alla reperibilità dei cibi, tenendo anche conto di eventuali allergie e/o intolleranze. La dieta scandinava ha tanto salmone e frutti di bosco (i mirtilli), la okinawa è quella giapponese con alghe, riso e pesce e la mediterranea è la nostra, ma… la conosciamo veramente? Parliamone un po’.

La dieta mediterranea La nostra dieta fu chiamata “mediterranea” da un americano, Ancel Keys, dell’Università del Minnesota, ideatore della “razione K”, il pasto in dotazione dell’esercito americano durante la seconda guerra Mondiale. Keys, al seguito delle truppe americane di stanza in Grecia e Italia, durante la guerra, si accorse che la popolazione di questi luoghi era poco soggetta a malattie cardiovascolari, causate da un’eccessiva presenza di grassi saturi nell’alimentazione.

Keys promosse uno studio internazionale cooperativo di epidemiologia della Cardiopatia Coronarica, “The seven countries study”, che mise in rapporto i livelli di colesterolo nel sangue con i tipi di dieta alimentare seguita da diverse popolazioni. studiò oltre 12000 persone di sette nazioni: Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, ex Jugoslavia, olanda e U.S.A.. Da tali studi emerse che avevano il minor tasso di mortalità per cardiopatie coronariche i finlandesi, i giapponesi e le popolazioni mediterranee. il sud d’Italia e la dieta mediterranea piacquero così tanto ad Ancel Keys e a sua moglie Margaret che, verso la fine degli anni ‘70, si trasferirono a Pioppi, antico borgo marinaro nella provincia di Salerno, e qui rimasero oltre 30 anni. nel 2004, Keys fu insignito della Medaglia al Merito alla salute Pubblica dallo stato italiano. Morì due mesi prima del suo centunesimo compleanno. Che sia stata la dieta mediterranea a renderlo longevo? bene, allora noi possiamo stare tranquilli! Mica tanto però! Perché? Perché la nostra alimentazione attuale è diversa!

La dieta mediterranea mutevole ci garantisce comunque un corretto regime alimentare?

La dieta mediterranea studiata da Keys era quella dei contadini del Cilento, negli anni tra il ‘40 e il ‘50 del secolo scorso.

L’alimentazione era costituita in prevalenza da cereali (ma poca pasta!), legumi, pesce, frutta e verdura stagionali, latticini freschi, poca carne, solo cibi conservati tradizionalmente (tramite fermentazione, salatura, affumicazione, essiccazione), vino in quantità moderate durante i pasti e olio di oliva come condimento. Quindi, una dieta semplice anche se gustosa!

Dopo Keys, negli anni, la scienza medica ha trasformato la dieta mediterranea in dieta circadiana, definendo tipi di alimenti, abbinamenti e sequenze durante la giornata, il tutto studiato per mantenere un sano ritmo circadiano (ritmo giornonotte) e quindi un buon equilibrio immunitario. sono state codificate le percentuali dei nutrimenti: carboidrati 60%, proteine 18%, grassi 22%.

Inoltre, considerando che la dieta mediterranea dell’epoca era una dieta povera e frugale, con rari giorni di festa e tanto lavoro manuale pesante, non solo dobbiamo mangiare in quel modo, ma anche fare corretto esercizio fisico, adattato alle abilità personali e alle caratteristiche neuropsicofisiche della persona e al tipo di effetto metabolico che si vuole ottenere. la dieta mediterranea come filosofia di vita La “Dieta Mediterranea” non è solo un modello alimentare ideale, bensì uno stile di vita che si ispira alla semplicità, alla vita all’aria aperta, all’attività fisica, alla frugalità dei pasti, alla qualità del cibo più che alla quantità, alla stagionalità e dei prodotti, al metodo di cottura e… qui state molto attenti… alla convivialità, alla grande importanza culturale ed emotiva di cui si carica l’atto del nutrirsi.

Per capire meglio, vi racconto una storia, tratta dal libro “the roseto story”. Dopo la seconda guerra mondiale molti abitanti di Roseto Valforte, in provincia di foggia, si trasferirono negli stati Uniti e fondarono il paese di roseto, tra new York e Philadelphia. vivevano tra loro, mantenevano le loro feste italiane, mangiavano “mediterraneo”, ma poi, piano piano, introdussero nella loro alimentazione anche cibi “americani”. nonostante ciò, soffrivano di malattie cardiovascolari molto meno degli abitanti dei paesi vicini. il primo rosetano che ebbe un infarto in età relativamente giovane fu un uomo che andò a vivere da solo e lontano da roseto. a questo punto indagarono l’acqua, il terreno e altri fattori ambientali che potessero dare una spiegazione.

L’ambiente e le relazioni compartecipano a contribuire ad un corretto regime alimentare?

 Dagli studi emerse l’“effetto roseto”: ciò che immunizzava i rosetani dall’infarto era la presenza di forti vincoli sociali tra loro; ogni evento era condiviso dall’intera popolazione, le frequentazioni e collaborazioni tra vicini di casa erano numerosissime così come le celebrazioni collettive, soprattutto a tavola, di ogni tipo di ricorrenze. Ciò che distingueva roseto dagli altri paesi intorno era quindi il senso di famiglia estesa, un vero e proprio esempio di solidarietà, collaborazione e partecipazione sociale. è dimostrato che far parte e sentirsi parte di un gruppo che offre accettazione e sostegno riduce lo stress, è una medicina per il sistema immunitario e quindi rende meno vulnerabili alle malattie. ecco perché la “Dieta Mediterranea” non è solo un modello alimentare ideale, ma una vera e propria filosofia di vita. Mangiamo bene e in compagnia, con calma e con amore…stressiamoci meno.

A cura di: Dott.ssa Carla Lendaro

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