Descrizione
Transaddominale e Transrettale
Informazioni
Durante l’ecografia Prostatica si utilizza sia una sonda transaddominale di media frequenza (3.5MHz) che si pone a contatto della regione pelvica che una transrettale a frequenza più elevata che viene introdotta nel retto a vescica piena.
L’esame necessita, per essere eseguito che il paziente abbia la vescica piena (per riempire la vescica occorre: urinare 3 ore prima dell’esame e bere un litro d’acqua un’ora prima, finendo di bere almeno 30minuti prima dell’orario di appuntamento).
Attenzione!! Se il paziente è un grave cardiopatico o è molto anziano deve bere, lentamente, solo mezzo litro. Il paziente deve inoltre portare in visione un recente dosaggio plasmatico (entro un mese dall’ecografia) del P.S.A. e P.S.A. free (tale prescrizione è rivolta ai pazienti che abbiano più di 45anni di età).
L’osservazione transaddominale è fastidiosa solo per la ritenzione di urina, mentre la transrettale solo per motivi psicologici può essere mal tollerata.
La sonda è infatti di piccole dimensioni e comunque l’esame non è doloroso. Il tempo di permanenza della sonda nel retto è estremamente limitato anche ed in particolare per l’utilizzo di sonde 3D che permettono di acquisire l’intero volume della prostata ed elaborare le sezioni successivamente ed effettuare una virtual navigation nel parenchima stesso.
Perché si fa l’Ecografia Prostatica e quali informazioni fornisce
Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia della prostata. In particolare tale metodica permette di individuare dall’osservazione esterna le dimensioni e da quella transrettale la presenza di noduli e neoplasie ed infiammazioni (prostatiti).
In particolare l’Ecografia Prostatica permette di analizzare la natura dei noduli e discriminare tra lesioni di tipo solido e liquido, di natura benigna o maligna, avvalendosi anche dell’ausilio del color e del power Doppler che permettono di valutare con esattezza la vascolarizzazione di eventuali patologie nodulari ed orientare verso il tipo di diagnosi di natura benigna o maligna e dunque permettere ulteriori approfondimenti diagnostici.
Una volta individuata un’area sospetta si deve procedere ad una biopsia ecoguidata della lesione.
Tale metodica permette di prelevare un frustolo di tessuto e permette, quindi, di realizzare una diagnosi istologica. La biopsia può anche essere eseguita in modo random, senza un bersaglio specifico, se esiste l’indicazione clinica o laboratoristica indicata dal medico curante.
In quale misura l’Ecografia Prostatica dipende dall’esperienza e dalle capacità dell’operatore in misura totale
L’esame deve essere affidato esclusivamente ad un operatore molto esperto. Solitamente un medico internista o un radiologo che abbia seguito un training specifico.
Si richiede un operatore profondamente avvezzo a riconoscere le immagini ecografiche. La sua capacità nell’interpretare le immagini, rappresenta l’elemento fondamentale che fa di tale metodica uno strumento diagnostico di formidabile capacità.
E’ inoltre richiesta una profonda conoscenza della fisiopatologia e sulla storia naturale delle affezioni di tale organo.
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