LA RINITE IPERTROFICA

rinite ipertrofica

Il termine di rinite ipertrofica definisce uno stato di congestione della mucosa dei turbinati inferiori che riduce notevolmente la pervietà nasale ed ha, come conseguenza funzionale, l’ostruzione respiratoria nasale.
Generalmente l’edema mucoso, indipendentemente dall’eziologia, si associa ad altri segni rinologici come la rinorrea, la voce nasale, la cefalea e la roncopatia cronica notturna (russamento).

La rinite ipertrofica si può manifestare in concomitanza con alcune malformazioni strutturali del setto nasale o con la presenza di formazioni polipoidi che aggravano l’ostruzione nasale.
Esistono diversi tipi di riniti ipertrofiche e a volte non è sempre possibile accertarne la causa esatta: rinite infettiva, rinite allergica, rinite non allergica (rinite ormonale, rinite farmacologica, rinite irritativa professionale). Esistono anche numerose riniti non allergiche e non infettive ad eziologia sconosciuta, come la NARES (Non Allergic Rhinitis with Eosinophilic Syndrome) o altre riniti idiopatiche.

Anatomicamente, i turbinati nasali sono tre ripiegamenti ossei posti all’interno di ogni cavità nasale, ricoperti da mucosa, costituiti da un’estremità anteriore (testa), un corpo e una estremità posteriore
(coda). I turbinati, si distinguono in inferiore, medio e superiore ed insieme alle altre strutture nasali, hanno un ruolo fondamentale nello svolgimento delle funzioni di riscaldamento, filtraggio e umidificazione dell’aria inspirata. Sono rivestiti da una mucosa di tipo respiratorio, riccamente vascolarizzata, in grado di modificare il proprio volume in risposta agli stimoli esterni di varia natura (agenti irritativi, flogistici, traumatici); tuttavia, quando tale aumento di dimensioni si stabilizza nel tempo ostruendo più o meno completamente le fosse nasali, si instaura il quadro patologico di rinopatia conclamata che causa la tipica sensazione di “naso chiuso”.

In condizioni normali i turbinati inferiori vanno incontro a cambiamenti di dimensioni temporanei, allo scopo di regolare il passaggio dell’aria all’interno del naso in funzione delle condizioni ambientali legate alla temperatura e all’umidità. Diverse sono le cause di ipertrofia dei turbinati inferiori e tra le principali possiamo annoverare: Rinite pseudo-allergica o vasomotoria: dovuta a iperreattività nasale di cui non sia dimostrabile una base allergica, scatenata da stimoli aspecifici endogeni o esogeni (termici, chimici, ottici, climatici, meccanici, emotivi); Rinite allergica: patologia infiammatoria acuta, che può ricorrere con cadenza stagionale o essere perenne a seconda del tipo di allergene presente nell’aria inspirata. Rinite medicamentosa: da abuso di spray con azione vasocostrittrice o dalla sensibilità rispetto a particolare agenti inalanti.

RINITE IPERTROFICA: LE CAUSE

Altre cause: infezioni, inquinamento, condizioni climatiche (caldo/freddo). Il sintomo più evidente dell’ipertrofia dei turbinati come già detto, è l’ostruzione respiratoria nasale; il paziente riferisce la sensazione di respirazione difficoltosa associata a starnutazione parossistica, scolo retronasale di secrezioni, rinorrea (“naso che cola”), voce nasale e difficoltà a percepire gli odori. Questi pazienti di solito dormono a bocca aperta e russano; talvolta lamentano cefalea frontale e la secrezione catarrale che spesso li accompagna crea un fastidioso continuo bisogno di raschiare il rinofaringe e di deglutire. Nella forma vasomotoria, la sintomatologia nasale può essere cronica o occasionale, manifestandosi per esempio cambiando la postura, cioè alzandosi o coricandosi, oppure passando dal caldo al freddo o assumendo alcuni cibi (cioccolata, caffè, alcool). La forma allergica può accompagnarsi a lacrimazione e arrossamento congiuntivale (oculo-rinite).

La valutazione diagnostica rinologica consiste di un esame obiettivo e di una vasta gamma di indagini strumentali che permettono di aumentare le informazioni per un corretto inquadramento diagnostico ed un efficace percorso terapeutico. Dopo un’accurata anamnesi, il primo “step” diagnostico è dato dalla rinoscopia anteriore che, grazie l’utilizzo di una sorgente luminosa e un dilatatore delle narici, consente una prima visione della porzione anteriore delle cavità nasali. Al di là dell’obiettività convenzionale però, per poter ottenere una valutazione morfologica dell’intera fossa nasale, è necessario avvalersi dell’endoscopia nasale a fibre ottiche, che consente in modo mini invasivo, una visione globale e angolata dei vari spazi nasali, permettendo anche una eventuale documentazione fotografica. Nella rinite ipertrofica la mucosa appare iperplasica, consistente, di colore rosso cupo, talvolta presenta solchi irregolari ed assume aspetto mammellonato.

Ciò si verifica soprattutto quando il processo si localizza elettivamente alla coda dei turbinati inferiori e può ostruire parzialmente la coana. Per aumentare l’accuratezza diagnostica, un altro esame strumentale che valuta lo stato della pervietà nasale, è la rinomanometria anteriore attiva, che misura simultaneamente il flusso e le resistenze aeree delle fosse nasali.A completare il quadro diagnostico, è sempre utile effettuare le prove allergologiche (Prick test, Rast e Prist) e la citologia nasale, quest’ultima in grado di fornire informazioni non solo sulla fisiopatologia (diagnosi differenziale tra forme allergiche e vasomotorie) ma anche sulla risposta alla terapia.

RINITE IPERTROFICA: CONCLUSIONI

Inoltre, specialmente nella valutazione di eventuali situazioni associate, come per esempio la deviazione del setto nasale, le rinosinusiti croniche e la poliposi nasale, è utile usufruire della diagnostica per immagini.
La TC del massiccio facciale risulta essere il “Gold standard” nel campo rinologico, perché offre immagini ad alta risoluzione ricostruite sui vari piani assiali e coronali, consentendo così un dettagliato esame delle strutture ossee e mucose. Ad oggi non esiste una terapia medica specifica per l’ipertrofia dei turbinati nasali ma si utilizza essenzialmente una terapia di tipo sintomatico, volta a limitare l’ostruzione respiratoria e aiutare il paziente a ridurre il corteo sintomatologico associato. Si prescrive pertanto una terapia locale nasale con spray ad azione vasocostrittrice e corticosteroidea e lavaggi nasali con soluzioni saline; mentre nella forma allergica, è utile ridurre l’esposizione agli stimoli scatenanti, quando questi si rendono noti, associando un’adeguata terapia antistaminica e dei vaccini desensibilizzanti specifici. Nei pazienti con ostruzione cronica persistente, tale da compromettere la qualità della vita o in quei soggetti che non rispondono alla terapia medica, l’intervento risolutivo è quello chirurgico che oggi si avvale di tecniche sempre più conservative e meno invasive, con maggiore confort per il paziente e un rapido recupero funzionale nel post-operatorio.

Nel corso degli anni si è passati da tecniche molto dolorose e fastidiose quali le turbinectomie con exeresi totale o subtotale dei turbinati inferiori, a favore di interventi di decongestione della sottomucosa, che consentono un’efficace riduzione, dello spessore mucoso del turbinato, grazie l’utilizzo di sonde a radiofrequenze, sotto visione endoscopica. Il vantaggio di tali tecniche è quello di effettuare l’intervento in anestesia locale, con tempi brevi di degenza in ambiente ospe-daliero, senza la necessità di utilizzo di scomodi tamponi nasali, riducendo il rischio di sanguinamenti e di crostosità nel postoperatorio.

 

A cura di Dr. Stefano D’Alessandro – Medico Chirurgo , Otorinolaringoiatria

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