L’ infezione da papilloma virus umano (HPV) è l’infezione sessualmente trasmissibile più diffusa in entrambi i sessi. Questa si contrae per via sessuale, anche se non necessariamente in seguito a un rapporto sessuale completo: è molto frequente e viene facilmente trasmessa tra uomini e donne e fra partner dello stesso sesso anche in assenza di penetrazione.
Non si possono, inoltre, escludere vie indirette di contagio, dato che il virus è, talvolta, individuato anche nella bocca e sotto le unghie. Si tratta di una infezione diffusa molto frequentemente tra i giovani. Si calcola che circa l’80% della popolazione sessualmente attiva la contragga almeno una volta nel corso della vita.
Benché la presenza di HPV sia necessaria per l’insorgenza della neoplasia, molto meno dell’1% delle donne infettate con un tipo di HPV oncogeno sviluppa lesioni preneoplastiche e neoplastiche. Ciò significa che altri fattori, ancora oggetto di studio, concorrono allo sviluppo della neoplasia. La persistenza di alcuni tipi di HPV è la causa necessaria del carcinoma della cervice uterina, il primo tumore ad oggi riconosciuto dall’OMS come riconducibile ad un’infezione.
L’HPV è inoltre ritenuto responsabile di neoplasie a carico di altri distretti corporei:
• Vagina
• Vulva
• Ano
• Pene
• Orofaringe
• Lesioni condilomatose a carico dell’apparato anogenitale
Lo sviluppo di vaccini in grado di prevenire le infezioni da HPV e, di conseguenza, le evoluzioni precancerose, ha offerto la possibilità, per la prima volta in oncologia, di intervenire nei soggetti sani con una vera e propria prevenzione primaria.
HPV a basso ed alto rischio
Statisticamente, il primo picco di infezione si verifica nelle donne intorno ai 25 anni, secondo picco intorno ai 45 anni; mentre nei maschi dai 18 anni ai 70 anni la prevalenza rimane la stessa. Per la donna sono disponibili programmi di screening, che non lo sono, però, per gli uomini. I 45 tipi di HPV presenti sulla cute e sulle mucose umana, possono essere suddivisi in due gruppi: Alto rischio oncogeno e Basso rischio oncogeno.
Le infezioni causate dai tipi a BASSO RISCHIO (tipi 6, 11) oncogeno sono di solito associate allo sviluppo dei condilomi nella regione genitale. Le infezioni persistenti sono invece associate ai tipi ad alto rischio, quindi al pericolo di sviluppare il cancro del collo dell’utero e altri cancri HPV correlati (tipi ALTO RISCHIO 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68, 73, 82).
Vaccini contro l’HPV
La vaccinazione contro il Papilloma virus umano è stata protagonista della storia vaccinale dell’ultimo decennio. I primi due vaccini resi disponibili sono stati il bivalente (16, 18) ed il quadrivalente (6, 11, 16 e 18). Attualmente è disponibile anche il nona valente (6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58), indicato per l’immunizzazione attiva di individui di entrambi i sessi da somministrare intorno agli 11- 12 anni di età, prima dell’inizio dell’attività sessuale.
La vaccinazione a questa età consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei tipi di HPV contenuti nei vaccini. La vaccinazione anti HPV è offerta attivamente alle adolescenti nel dodicesimo anno di vita in tutte le regioni Italiane dal 2007/2008 a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
Il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale (2017-2019) prevede l’introduzione della vaccinazione anti HPV per i maschi undicenni con inizio della chiamata attiva per la coorte del 2006. L’inclusione del maschio nelle campagne vaccinali ha la funzione di ridurre la circolazione e la trasmissione del virus, e di contrastare le numerose e spesso gravi patologie HPV correlate che colpiscono anche gli uomini. La somministrazione del vaccino anti HPV viene effettuata per via intramuscolare (braccio) con schedule a 2 o 3 dosi in relazione alla tipologia di vaccino e all’età con le tempistiche previste dal calendario vaccinale.
HPV e vaccini: nessuna controindicazione
Ad oggi, i dati a disposizione confermano il profilo di sicurezza del vaccino. I più comuni eventi avversi sono nella sede di iniezione a risoluzione spontanea e di breve durata (dolore, indurimento, rigonfiamento, iperemia in sede di iniezione). Non è stato rilevato alcun aumento del rischio di sviluppare patologie autoimmuni nei soggetti vaccinati. Non sono stati riportati outcomes gravidici sfavorevoli o aborti spontanei nelle donne che sono state inavvertitamente vaccinate nel periodo perigravidico, pur essendo la somministrazione controindicata in gravidanza.
Il Global Advisory Committee on Vaccine Safety dell’OMS ha dichiarato che il profilo rischio – beneficio è favorevole, mettendo in guardia contro dichiarazioni di danni basate su segnalazioni aneddotiche senza alcun fondamento biologico o epidemiologico.
La vaccinazione anti HPV è sicura e duratura nel tempo, i dati fino ad ora pubblicati mostrano che i vaccini di cui disponiamo al momento sono in grado di conferire una protezione al momento superiore ai 10 anni.
Alle donne sessualmente attive viene offerta la possibilità di sottoporsi a test di screening (Pap Test e HPV test) che consentono la diagnosi di lesioni pre-cancerose, cosa ben diversa dalla diagnosi di un carcinoma in fase iniziale. È, pertanto, possibile parlare di diagnosi precoce. L’asportazione della lesione lascia indenne l’immagine corporea (assenza di cicatrici visibili) ed il potenziale di fertilità senza necessità di terapie oncologiche con i noti temuti effetti (perdita di capelli e danni alla fertilità).
A cura di
Dott.ssa Stefania Grande, Medico Chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia