La violenza contro le donne: come intervenire

Violenza donne

La violenza contro le donne è un fenomeno che ha origini antiche, è un problema complesso e universale perché si presenta in tutte le culture ed è trasversale perché coinvolge donne e uomini di ogni classe sociale, di ogni livello di reddito e di istruzione. È una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, che nega alle donne il diritto all’uguaglianza, alla sicurezza..

alla dignità, all’autostima e il loro diritto di godere delle libertà fondamentali. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, almeno 1 donna su 5 ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita.

Ma cosa spinge un uomo ad usare violenza contro le donne? Esiste un profilo psicologico dell’uomo che usa violenza in casa? Nell’uomo che commette violenza è possibile riscontrare alcune dinamiche psicologiche ricorrenti, anche se non esiste un profilo psicologico valido per ogni abusante. Nella maggior parte dei casi, egli è una persona nota e molto vicina alla vittima, sia come partner effettivo della stessa, sia come compagno in una relazione pregressa.

Cosa spinge gli uomini a commettere violenza contro le donne?

Solo una bassa percentuale degli uomini che commette violenza contro le donne è affetta da psicopatologie conclamate ma, nella maggior parte dei casi, a generare violenza sono delle dinamiche psicologiche. Questi uomini appaiono labili dal punto di vista emotivo, cambiano facilmente di umore, hanno difficoltà nel controllo degli impulsi e nel gestire le proprie frustrazioni. Gli uomini violenti hanno spesso continuo bisogno di attenzione e ammirazione da parte della partner. La loro percezione dei segni di distrazione, di indifferenza o rifiuto da parte di essa diventa motivo di dolore, così profondo in alcuni casi da scatenare incontrollate reazioni di sconvolgimento e rabbia.

Alla radice della violenza vi è spesso una grande sofferenza ed una incapacità di esprimerla se non, appunto, con la violenza stessa. Attraverso l’agito violento si tenta quindi impropriamente di contrastare, in alcuni casi, sentimenti depressivi che possono anche derivare da umiliazioni passate ritenute inaccettabili. Nei racconti degli uomini che hanno commesso violenza contro le donne, quest’ultime vengono spesso descritte come “provocatrici” ed in queste narrazioni emerge l’aspettativa che la compagna debba essere sempre disponibile e pronta a dare attenzioni e compiacere.

 In questo caso, il lavoro svolto insieme ad uno psicoterapeuta riguarda la presa di coscienza che l’amore non è un sentimento infinito ed incondizionato: amare significa anche esporsi all’imprevedibilità, significa coltivare la relazione e accettare di dover attraversare momenti di fatica o di stress. Gli uomini che commettono violenza contro le donne si dimostrano spesso molto consapevoli di ciò che fanno, eppure presentano distorsioni empatiche che non permettono loro di sintonizzarsi emotivamente con la compagna e di comprendere pienamente gli effetti devastanti delle loro azioni.

Uno dei principali motivi che determinano azioni di violenza contro le donne è l’intolleranza verso la perdita di potere, come accade nei casi in cui la partner vuole lasciarli. Per l’uomo, in questo caso, diventa inaccettabile ammettere di perdere la propria quota di potere e controllo sulla donna: è infatti comprovato come molti abusi avvengano in seguito ad una richiesta di separazione voluta dalla donna.

Violenza contro le donne e segnali di allarme

 La relazione violenta è infatti una relazione asimmetrica, in cui la violenza è un mezzo per esercitare tale supremazia, sottomettendo o controllando l’altro. Raramente gli episodi di violenza si manifestano dal nulla. Esiste, infatti, una fase progressiva di aumento della violenza che inizialmente non viene riconosciuta né percepita come tale dalla vittima. Molti di questi gesti vengono infatti interpretati erroneamente come segni d’amore o ricerca di attenzione, anche se in realtà nascondono altro, in particolare una tendenza alla subordinazione della propria partner.

Ma quali sono i campanelli di allarme che una donna dovrebbe tenere in considerazione? Tutti i comportamenti che limitano la libertà personale e che sono in realtà mirati a rendere la donna profondamente insicura, incerta della bontà del suo comportamento. Spesso il partner attua la strategia dell’isolamento, facendo in modo che la compagna rompa tutti i suoi legami di amicizia, familiari e di lavoro.

Inoltre, potrebbe tentare di demolire l’autostima della sua “vittima” e mettere in atto continue forme di controllo ed imposizioni che riguardano i comportamenti che secondo lui la donna dovrebbe assumere, le scelte che dovrebbe effettuare, fino a voler controllare anche i suoi spostamenti, iniziando ad agire da vero e proprio stalker.

 A chi rivolgersi quando si subiscono atti di violenza?

Nel caso in cui ci si accorga di meccanismi simili, bisognerebbe rivolgersi ai centri antiviolenza o altre organizzazioni volte all’ausilio di chi teme o subisce aggressioni, per due motivi: per acquisire consapevolezza del maltrattamento e per uscire dalla condizione di oppressione e paura.

Gli abusi che vengono perpetrati all’interno di una relazione abitudinaria sono infatti più difficili da riconoscere. Infatti siamo molto più preparati a difenderci dall’aggressione di una persona sconosciuta rispetto a quella derivante da qualcuno su cui abbiamo investito sentimenti di aspettative e reciprocità.

Nei casi di violenza ripetuta, la possibilità di ripristino dell’equilibrio e della serenità nel rapporto di coppia dipende esclusivamente dal livello di motivazione al cambiamento reale del maltrattante. Quest’ultimo dovrebbe intraprendere un percorso che porti alla consapevolezza delle proprie problematiche e della gravità dei comportamenti prevaricatori messi in atto, per sviluppare poi la motivazione a intraprendere un percorso di cambiamento virtuoso.

 Se non si innesca questo meccanismo mentale, non è possibile intervenire favorevolmente per il benessere della coppia e la donna deve prendere consapevolezza che non può preoccuparsi ed occuparsi, da sola, del cambiamento di entrambi.

A cura di Dott.ssa Elena Stella- psicologa e psicoterapeuta

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