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Quando si esegue il trattamento delle vene varicose?
L’insufficienza venosa cronica è caratterizzata dalla presenza delle varici, che per definizione sono vene superficiali dilatate con diametro maggiore di 3 millimetri.
Se il vaso malato è più piccolo si parla di varici reticolari (diametro compreso tra 1 e 3 millimetri), mentre le teleangectasie (capillari evidenti) presentano un diametro inferiore ad 1 millimetro.
L’insufficienza venosa è una delle patologie croniche più frequenti. La prevalenza sulla popolazione arriva fino al 30% (il 23% della popolzione USA ne è affetto), rappresentando un problema socio-economico molto rilevante.
Questa patologia può rimanere asintomatica recando solamente un disturbo estetico, ma nella maggior parte dei casi si manifesta con disturbi che incidono negativamente sulla qualità di vita dei pazienti.
Le complicanze minori legate alla presenza di varici degli arti inferiori sono:
- iperpigmentazione,
- teleangiectasie,
- edema,
- discromie cutanee,
- lipodermatosclerosi,
- fino ad arrivare a complicanze maggiori come trombosi venose profonde (quando il trombo arriva in prossimità del circolo venoso profondo), trombo-flebiti e ulcere cutanee.
I fattori predisponenti sono la familiarità, l’età, il sesso (le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini con un rapporto di 3:1), la prolungata stazione eretta, l’obesità e gli squilibri ormonali.
La visita e l’ecocolorDoppler sono fondamentali per l’inquadramento diagnostico e per la programmazione dell’iter terapeutico (questo possiamo evidenziarlo, in qualche modo, specificando che il servizio di Angiologia è attivo presso Artemisia)
Il trattamento delle vene varicose medico non è risolutivo ma serve ad alleviare i sintomi e si avvale:
- di norme comportamentali atte a ridurre i fattori di rischio modificabili (aumento dell’esercizio fisico, calo ponderale etc…)
- dei farmaci flebotropi che sono a base di estratti naturali in grado di ridurre la stancabilità, i crampi notturni e l’edema delle gambe
- della terapia elasto-compressiva che provvede alla riduzione del reflusso verso le vene superficiali e alla riduzione dell’edema tissutale.
Mentre il trattamento delle vene varicose chirurgico è l’opzione terapeutica definitiva e può essere:
- A cielo aperto, mediante safenectomia e/o flebectomie (dove avviene l’asportazione delle varici)
- Mininvasivo, mediante approccio endovascolare che può essere eseguito con ablazione termica del vaso (L.A.S.E.R. o radiofrequenza) o tramite ablazione non termica (scleromousse o ciano-acrilato)
Secondo studi scientifici la safenectomia e la termo-ablazione L.A.S.E.R. presentano la stessa efficacia con una percentuale di successo pari al 95%. Il trattamento delle vene varicose mini-invasivo eseguito con fibra L.A.S.E.R., che provoca l’occlusione della vena mediante liberazione di energia termica, presenta diversi vantaggi:
- anestesia locale con o senza una sedazione lieve
- accesso alla vena target mediante una semplice puntura, che non necessita quindi di incisioni chirurgiche e di punti di sutura
- immediata mobilizzazione post-operatoria
Successivamente, a completamento del trattamento chirurgico, si possono eliminare gli inestetismi che caratterizzano l’insufficienza venosa cronica. Tra questi le teleangiectasie, che appaiono come arborescenze di colore rosso-violaceo o bluastro e si localizzano più frequentemente a livello degli arti inferiori
Queste possono essere eliminate attraverso due diverse modalità di trattamento:
- Scleroterapia, che consiste nell’iniezione di una sostanza sclerosante all’interno del capillare. Il prodotto sclerosante (polidocanolo o tetradecil solfato) va introdotto in uno o più punti mediante l’esecuzione di una o più iniezioni da parte del chirurgo specialista. La scleroterapia determina una irritazione della parete della vena trattata, così da ottenerne la chiusura. Questo avviene grazie ad una reazione infiammatoria che provoca l’irritazione della parete vasale e successivamente la sua obliterazione.
- Foto-coagulazione L.A.S.E.R., che ha l’obiettivo di colpire alcune sostanze presenti all’interno del vaso (cromoforo bersaglio), provocando un danno termico con successiva sclerosi e obliterazione del vaso. Nell’arco di 2-3 giorni compaiono nella maggior parte dei casi e lungo il decorso dei capillari fotocoagulati piccolissime crosticine che non devono essere rimosse e che cadranno spontaneamente nell’arco di 3 settimane circa sulle parti trattate con l’applicazione di specifiche creme idratanti.
Entrambe le metodiche prevedono la necessità di non esporsi al sole o a raggi ultravioletti dopo il trattamento, fino a data da concordarsi con lo specialista operatore Pertanto è sconsigliabile l’esecuzione durante il periodo estivo.
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